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CANONICA 14 – INDICE

E’ uscito nel mese di maggio 2025 il numero 14 della rivista Canonica con nuovi interessanti contributi; ecco l’editoriale e sotto l’indice da cui raggiungere i singoli articoli: 

EDITORIALE

Nihil civile ignotum viro.

(E.S. Piccolomini, Historia de duobus amantibus, 1444)

Quali sono le ragioni che ci spingono alla ricerca ed alla conoscenza dell’ignoto, soprattutto quando riguarda curiosità, vicende altrui, tanto più se ormai lontane nel passato? Si tratta indubbiamente di un fenomeno complesso, interessante da scoprire, che ha molte concause e ricadute psicosensoriali su ognuno di noi, in base soprattutto all’educazione ricevuta, all’ambiente culturale frequentato ed al percorso didattico formativo seguito. Altresì ci pone di fronte a delle domande non oziose, quando, come nel nostro caso, si arriva alla stampa del quattordicesimo numero di una rivista a cadenza annuale, che ogni volta offre tanto e variegato materiale, prezioso ed inedito, da cui ripartire per nuovi e più approfonditi studi, «con tutte le vele», com’è il motto di Canonica, che, anno dopo anno, assurge a principio di costanza e di impegno per i suoi autori. Pure questa volta per i lettori, appassionati di ricerca e di analisi critica, si tratta di un numero di notevole valore, che spazia dall’arte alla storia più recente, passando per la spiritualità e la filologia linguistica del personaggio chiave, attorno al quale ruota sempre un po’ tutto: papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, un uomo capace a distanza di secoli di legare a sé non solo il sogno realizzato di una città ideale ed il territorio ad essa limitrofo, ma soprattutto di parlare con argutezza e profondità anche al nostro mondo contemporaneo. A riguardo cattura subito l’attenzione del lettore il contributo di Manlio Sodi sul «De Europa», un testo contenente una visione lucida ed in grado di andare oltre gli orizzonti temporali del Piccolomini, che fu il primo ad intendere l’Europa non tanto come espressione geografica, ma come sintesi culturale di popoli riuniti negli stessi valori cristiani. Aspirando alla rinascita del sapere antico, Pio II si rivolse ad un’ampia platea, intuendo subito l’apporto di nuove scoperte, come la stampa a caratteri mobili. La raffinatezza del suo linguaggio non era in contrasto con la volontà di propalare i suoi messaggi urbi et orbi. Lo stesso latino che usò era la lingua internazionale dell’Europa dell’epoca e lo stile attingeva principalmente a quello classico, in particolare Sallustio e Cesare, riplasmandolo senza aderire ad un unico modello, con periodi chiari e semplici. Un esempio comunicativo tuttora valido, quasi una provocazione per i nostri giorni, in cui una certa cultura, soprattutto italiana, ancora tende a comunicare per «ultrasuoni», come soleva dire il grande divulgatore Piero Angela, adottando cioè un linguaggio al di fuori della gamma di ricezione dei presunti ascoltatori, per lamentare poi un disinteresse diffuso per la scienza e l’informazione su argomenti ‘dotti’. Un atteggiamento duro ad essere scalfito e non nuovo, considerato che ne lagnava l’esistenza lo stesso Giacomo Leopardi e che si esplicita con espressioni oscure alla massa, in grado di concepire frasi ermetiche, usate solo per l’evidente timore di perdere quella che gli antichi definivano l’Auctoritas, concetto dal contenuto numinoso, di un potere di comando di ignota origine, oggi ridotto ad un effimero prestigio culturale. Il poliedrico Piccolomini possedeva invece una speciale capacità intellettiva, che gli permetteva di protendere lo sguardo oltre l’orizzonte del suo presente, trovando ispirazione e nuovo vigore nella classicità, per osservare con occhi nuovi la realtà circostante. Un ambizioso proposito a cui Canonica in questi anni non è certamente venuta meno, coinvolgendo di volta in volta, nuovi autori, per affrontare tante tematiche di ampio respiro. Nel pieno rispetto di questa linea editoriale è il quattordicesimo numero, che ci porta a conoscere da vicino una vicenda, ricostruita come sempre accuratamente da Ruggero Roggeri ed accaduta a Costanza Piccolomini, vittima nella Roma del Seicento di un atrox et grave delictum da parte di un irascibile Gian Lorenzo Bernini. Un episodio quanto mai prossimo a certa cronaca di oggi, di una mentalità violenta e possessiva che purtroppo tarda a scomparire. Un pregevole nuovo contributo arriva da Rocco Borgognoni, che giunge a comprovare ulteriormente, con documenti di archivio, l’attiva partecipazione del cardinale Alessandro Oliva di Sassoferrato nell’organizzazione del difficoltoso viaggio, dal porto di Ancona fino a Roma, della rappresentativa reliquia del cranio di sant’Andrea Apostolo. Inoltre, si offre finalmente al lettore un’esauriente risposta alle ingannevoli immagini di epoca successiva raffiguranti un Pio II barbuto. Chi scrive ha invece dedicato attenzione ad un dettaglio spesso trascurato sull’organizzazione militare ed amministrativa di Pio II in vista della Crociata: l’istituzione di due nuovi ordini cavallereschi nei quali sarebbero dovuti confluire tutti o gran parte di quelli già esistenti e ridotti a funzioni diverse dalle circostanze storiche. Sono poi piacevolmente implicate etimologia, arte, storia e devozione popolare nella fine ricostruzione di Ugo Sani delle vicende relative al suggestivo luogo di culto di Vitaleta con il suo simulacro mariano, posto nella campagna tra San Quirico e Pienza, immerso in un magnifico paesaggio che sembra riassumere perfettamente l’idea di una bucolica «vita laeta». Molto appassionante e documentato è il contributo di un’altra nuova firma, Costanza Contu, che si occupa della simbologia e del rituale legato al bastone del comando, facendo riferimento in particolare a quelli nella collezione della famiglia Piccolomini. A chiudere brillantemente questo numero è l’instancabile Umberto Bindi, che, oltre ad aver curato come sempre con maestria e pazienza l’edizione, ripercorre un fatto della storia recente, di sicuro impatto sui lettori, raccontando dettagliatamente il bombardamento alleato su Pienza del 15 giugno 1944, supportato anche da diari e testimonianze dei sopravvissuti, con foto e dipinti d’epoca. Un reportage attualissimo che mette in luce tutta la follia della guerra, la sua brutalità che non risparmia luoghi di arte, scienza e fede, l’inutilità di azioni militari che, per uccidere due soldati nemici, causano la morte ‘accidentale’ di 22 civili. Una esaustiva conclusione del lavoro di questo numero, che è un monito per tutti: neppure una città ideale, nata dal sogno dell’utopia della razionalità e dalla luce dell’antica sapienza, è esente dal rischio di cadere nell’oscurità di irrimediabili errori, per una semplice ‘distrazione’ umana. Sta alla coscienza di ciascuno restare vigili e rifuggire dagli errori.

Matteo Parrini

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La prototipografia dei monasteri sublacensi. Elementi per una sintesi del milieu culturale

Luchina Branciani

La prototipografia dei monasteri sublacensi.
Elementi per una sintesi del milieu culturale

(Canonica 13)

Il seguente contributo della studiosa, archivista, archeologa, paleografa e storica Luchina Branciani sulle origini della stampa in Italia, nasce da un importante convegno svoltosi quest’anno a Matelica per celebrare i 550 anni dell’arrivo dell’arte tipografica nelle Marche con esperti del settore di fama nazionale e non solo. L’importante lavoro compiuto egregiamente dalla Branciani offre interessanti spaccati storici e apre nuovi spiragli di ricerca nell’ambito dei circoli culturali legati a Papa Pio II, che proseguirono e diffusero questa nuova tecnologia in tutta la Penisola nel quindicennio successivo. Considerato lo stretto nesso con Pienza, per volontà degli stessi organizzatori della giornata di studio, il testo, completamente inedito, viene qui pubblicato per la prima volta.

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La Storia nell’Historia de duobus amantibus

Carmine Di Giuseppe

La Storia nell’Historia de duobus
amantibus di Enea Silvio Piccolomini:
effetti di realtà attraverso la presenza di personaggi storici

(Canonica 13)

L’Historia de duobus amantibus, avvincente novella epistolare di Enea Silvio Piccolomini, che ebbe uno straordinario successo editoriale a livello europeo, narra, sullo sfondo di una splendida Siena quattrocentesca, la storia di due infelici amanti: la dama senese Lucrezia e il cavaliere francone Eurialo, che sono travolti da una passione irresistibile, dopo essersi conosciuti a seguito dell’ingresso dell’imperatore Sigismondo nella città di Siena, avvenuto il 12 luglio 1432.

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La terra e il lavoro: Mezzadri e Prioprieatri a Corsignano

Lapo Nannetti

La Terra e il Lavoro
Mezzadri e Proprietari a Corsignano nel XIV Secolo: un’introduzione

(Canonica 13)

Questo articolo vuole introdurre il tema delle proprietà a Corsignano e di chi lavorava all’interno di esse nel primo Trecento, analizzando il complesso fondo archivistico dell’Estimo conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, relativo ai cittadini senesi proprietari di terre e case all’interno della curia di Corsignano e di Bibbiano Cacciaconti. La fonte principale per questo studio è la Tavola delle possessioni (1316-1320), che appunto, fungendo da catasto, registrava le possessioni di tutti i cittadini senesi e quindi come strumento per la ripartizione delle tasse.

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Alessandro Piccolomini: la mente al Cielo, con gli occhi al cielo.

Massimo Mazzoni

Alessandro Piccolomini: la mente al
Cielo, con gli occhi al cielo

(Canonica 13)

Due tra le maggiori conquiste tecnico-scientifiche che hanno caratterizzato il Rinascimento, sono state l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la rivoluzione copernicana, ossia il passaggio del modello di Sistema Solare da geocentrico a eliocentrico. In realtà è sempre un po’ arbitrario, e quindi tendenzialmente ingannevole, stabilire una tavola delle precedenze e delle importanze; nel caso specifico significa allora sottovalutare la scoperta dell’America? O il perfezionamento del cannocchiale2 .

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LA PRESENZA DEI FRANCESCANI A PIENZA

Fabio Serafini

La presenza dei Francescani a Pienza

(Canonica 13)

Va premesso che l’Ordine francescano fu fondato da San Francesco d’Assisi fra il 1208 ed il 1209 e fu ufficialmente approvato da Papa Onorio III durante il 1223, attraverso l’assegnazione al nuovo Ordine religioso della Regola definitiva.
Come dimostrano le fonti sia bibliografiche che archivistiche, i frati minori si espansero molto velocemente quanto meno nel numero già fin dai primi momenti successivi all’aggregazione del primo nucleo francescano, innanzitutto nell’Italia centrale, e tale espansione crebbe anche nell’incameramento di proprietà ecclesiastiche dopo l’ufficializzazione a cui si è fatto cenno.

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Giorgio Santi e l’Erbario dei Cappuccini

Raffaele Giannetti

Giorgio Santi e «l’Erbario dei Cappuccini
di San Quirico d’Orcia»

(Canonica 13)

Dell’hortus siccus conosciuto come «Erbario dei Cappuccini di San Quirico», ma legato al convento solo da una labile tradizione orale, non si conoscono né l’autore, o gli autori, né i luoghi di provenienza dei suoi esemplari. Tuttavia, non pochi indizi, interni ed esterni alla raccolta stessa, hanno fatto pensare all’attività di un accademico e, in particolare, di Giorgio Santi, della cui raccolta di minerali e piante non si è più avuta notizia.

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CANONICA 13 – INDICE

E’ appena uscito il numero 13 della rivista Canonica con nuovi interessanti contributi; ecco l’editoriale e sotto l’indice da cui raggiungere i singoli articoli: 

Tra le tante ragioni per cui Enea Silvio Piccolomini si fece conoscere ed apprezzare già al suo tempo fu per la grande variatio che usava nelle sue orazioni, tanto che, pur trattando spesso gli stessi temi, raramente usava le stesse parole. Una logica che analogamente applicava per i suoi testi, modificando le fonti a sua disposizione, tanto da rendere ancora oggi difficile risalire all’originale da un confronto degli scritti. Tali variazioni, agili e quasi giocose, sono un invito ad uscire da certi schemi fissi mentali che tendono a frenare la curiosità o impediscono approfondimenti e analisi con un costruttivo spirito critico. Senza un simile approccio alla storia e allo studio, non sarebbe stato proprio lui, da vescovo di Siena, il primo ad usare il termine «Europa» al posto di «Cristianità», per indicare il nostro continente al momento della sconvolgente notizia della caduta di Costantinopoli in mano turca nel maggio 1453. Queste brevi riflessioni scaturiscono dopo aver letto gli interessanti lavori che compongono questo XIII numero di Canonica, che, come sempre, con tutte le vele, spazia ampiamente, confortando la ricerca con nuovi spunti di notevole livello. Scrive dunque bene Lapo Nannetti, a chiusura di un ragguardevole studio sulla diffusione dei contratti di mezzadria e delle proprietà a partire dal Trecento, che «non c’è Pienza senza Corsignano e viceversa», proprio al fine di superare certe psicologiche barriere storiografiche abituate ad un ante e post quem, che impediscono di leggere ed interpretare in maniera logica e continuativa la storia. Armoniosamente si inquadra in un simile contesto il lavoro condotto da Fabio Serafini sulle prime presenze francescane a Pienza, sulle quali c’è ancora molto da scoprire, risalenti forse ai tempi del «beato» Bartolo de Corsiniano, ma rafforzate certamente dal legame di Pio II con l’Ordine dei Minori, verosimilmente ancor prima di diventare pontefice e successivamente da altri esponenti della famiglia Piccolomini. In tema di ricerche archivistiche non è indubbiamente di poco conto quanto Raffaele Giannetti svela riguardo all’origine dell’Erbario dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia, ponendo l’attenzione sull’attività dell’accademico pientino Giorgio Santi in materia mineralogica e botanica, andata purtroppo dispersa o magari, almeno per le exsiccata, confluita nella preziosa raccolta oggi custodita presso l’Università di Siena. Se tale attribuzione presenta degli scogli, altrettanto non accade invece per le ricerche astronomiche di Alessandro Piccolomini, accuratamente esaminate da Massimo Mazzoni, profilando la figura di un attento osservatore che, con grande capacità e sensibilità, forse sulla scorta della cultura familiare e delle intuizioni degli avi, cercò il linguaggio più comprensibile possibile, adatto alla divulgazione, in grado di porre questioni complesse alla portata di chi non possedeva una preparazione specifica. Una vera scoperta nella scoperta è per il lettore ricavare certe notizie sulla corretta osservazione astronomica dell’aristotelico arcivescovo Piccolomini, che, riconoscendo che «i tempi non erano maturi», seppe anticipare con tatto e moderazione delicate questioni cosmologiche, affrontate qualche decennio dopo da figure come Keplero, Francesco Bacone, Galileo Galilei. Il lavoro condotto è utile a celebrare e ridare il giusto spazio ad un eccellente studioso, poco noto ai più, ma che apportò innovazioni ed ebbe un corretto approccio nell’indagine scientifica, di cui beneficiarono le generazioni successive. Un nuovo collaboratore, Carmine Di Giuseppe, riprende invece con grande capacità il celebre romanzo epistolare Historia de duobus amantibus, scritto da Enea Silvio Piccolomini nel 1444, offrendo al lettore una ricostruzione alquanto intrigante della reale vicenda storica, che si cela dietro alla narrazione ambientata a Siena. Il testo ebbe larga diffusione e fu stampato per la prima volta ad opera di Ulrich Zell a Colonia tra il 1467 ed il 1470. Proprio l’arte tipografica, eccezionale innovazione che ha contribuito alla diffusione della conoscenza e alla trasformazione linguistica nel mondo, in Italia lega le sue origini a Pio II ed è oggetto del supplemento a cura dell’archivista Luchina Branciani, autrice della ricerca per i 550 anni della stampa a caratteri mobili nelle Marche. La coinvolgente storia dell’arrivo dei primi due tipografi tedeschi a Subiaco e della stampa dei primi incunaboli è la riprova della straordinaria visione del futuro che Enea Silvio Piccolomini deve aver avuto fin dal 1455, quando conobbe un uomo che vendeva Bibbie «con una scrittura straordinariamente nitida e corretta che tu potresti leggere senza sforzo e senza occhiali». È bello immaginare che iniziò lì la modernità.

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PRESENTAZIONE Canonica 13

CENTRO STUDI PIENTINI

Canonica 13/2023

 

Sabato 16 dicembre alle ore 17.00 sarà presentato il numero 13 della rivista di studi pientini Canonica durante il tradizionale incontro in Biblioteca Comunale. Ben sei i saggi inediti contenuti nel nuovo numero, presentati dai rispettivi autori.

 

Raffaele Giannetti disserta sulla probabile origine dell’Erbario dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia, ponendo l’attenzione sull’attività dell’accademico pientino Giorgio Santi le cui exsiccata potrebbero essere confluite nella preziosa raccolta oggi custodita presso l’Università di Siena.

Fabio Serafini propone uno studio sulle prime presenze francescane a Pienza, sulle quali c’è ancora molto da scoprire e risalenti forse ai tempi del «beato» Bartolo de Corsiniano.

Massimo Mazzoni esamina le ricerche astronomiche di Alessandro Piccolomini, aristotelico Vescovo senese che seppe anticipare con tatto e moderazione delicate questioni cosmologiche, affrontate qualche decennio dopo da figure come Keplero, Francesco Bacone, Galileo Galilei.

Lapo Nannetti affonda la sua ricerca nelle Tavole delle Possessioni ed affronta le prime fasi di unpotenziale ragguardevole studio sulla diffusione dei contratti di mezzadria e delle proprietà nella Corsignano del Trecento sostenendo che «non c’è Pienza senza Corsignano e viceversa».

Carmine Di Giuseppe, riprende invece con grande capacità il celebre romanzo epistolare Historia de duobus amantibus, scritto da Enea Silvio Piccolomini nel 1444, offrendo al lettore una ricostruzione alquanto intrigante della reale vicenda storica, che si cela dietro alla narrazione ambientata a Siena.

Infine Luchina Branciani, ricostruisce il contesto della coinvolgente storia dell’arrivo dei primi due tipografi tedeschi a Subiaco e della stampa dei primi incunaboli in Italia, storia che in più riprese si intersecò con il papato di Pio II e con la cerchia dei letterati e umanisti che lo affiancarono.

La presentazione si terrà sabato 16 dicembre alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale di Piazza San Carlo a Pienza.