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L’ALLIEVO PREDILETTO; FRANCESCO TODESCHINI PICCOLOMINI (PIO III)

Francesco Todeschini Piccolomini (Pio III)
di Fabio Pellegrini

E’ da poco uscito nella COLLANA PIESCA il sesto volume dedicato al nipote di Pio II; Francesco Todeschini Piccolomini, papa per soli  26 giorni. Il volume, con un saggio di Marco Montori,  chiude la serie dei ritratti che Fabio Pellegrini ha composto sui fedelissimi del Papa pientino.

Il volume contiene una prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori; di seguito il testo del risvolto di copertina.

‘Quando mi chiamavano Enea nessuno mi conoscea, ora che sono Pio, tutti mi chiamano zio’. Al di là del valore simbolico di questo amabile detto  popolare tramessoci nel tempo attribuito al papa di Pienza, Pio II in realtà fra tutti i nipoti ne aveva uno prediletto di nome Francesco che, a buon diritto, lo poteva chiamare ‘zio’. La guida illuminata ed esigente dello zio ‘Pio’ fu per il giovane e promettente Francesco motivo di forza d’animo e di grande orgoglio. Pio II infatti non aveva nel  suo programma ‘soltanto’ la costruzione della sua città (Pienza) ma anche l’intento di condurre  alla Tiara un altro papa Piccolomini, impegno che perseguì con scienza e decisione, dopo averlo individuato nella figura di Francesco. Scomparso Pio II prematuramente toccò all’Ammannati, il più fido cardinale piesco ha guidarlo nella politica ecclesiastica, come Enea Silvio Piccolomini aveva stabilito. L’Ammannati ebbe anche un altro compito assegnatogli da Pio II morente: quello di divenire il ‘padre adottivo’ non solo di Francesco, ma anche dei suoi fratelli Andrea e Giacomo, quest’ultimo un animoso capitano delle truppe pontificie. Andrea e Giacomo fecero costruire il Palazzo Piccolomini di Siena in accordo col fratello Francesco. Chi era Pio III? Si chiamava Francesco Todeschini Piccolomini, era figlio di Laudomia, sorella di Pio II, una delle ‘papesse’. Non sappiamo con certezza dove sia nato (Siena o Sarteano) rallevato a Sarteano, antico borgo a cavallo fra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, una certa tradizione assai discussa lo vuole battezzato a Pienza nel 1439 (come si legge in una lapide nella Pieve di Corsignano) fu vescovo di Siena e cardinale a partire dal 1460 e volle restare  come ‘non il più ricco ma il più degno’. Avrebbe dovuto ripulire come Eracle le ‘Stalle di Augia’ del Vaticano, porre fine ad un eccessivo nepotismo, richiamare all’ordine un clero spesso corrotto, riportare l’Urbe al suo ruolo di ‘Caput Mundi’. Questo il programma affidatogli. Divenuto papa il 22 settembre 1503 e incoronato l’8 ottobre, morì 26 giorni dopo. Rodrigo Borgia il suo alter ego, aveva regnato prima di lui, molti anni, lui pochissimo. L’ anonimo epitaffio di un ammiratore sconfortato per la sua morte recitò: ‘Vixit Alexander crudelìs multas ad annos, at Pius ad nullos. Quid iuvat esse pium? ’ (Alessandro VI il crudele visse per molti anni, Pio nessuno. A che giova essere pio?)

Il volume in formato tascabile di 128 pagine, è distribuito direttamente dall’autore.

RODRIGO BORGIA, LA PECORA NERA DI PIO II

RODRIGO BORGIA
La pecora nera di Pio II
di Fabio Pellegrini

E’ arrivato il quinto volume dedicato ai personaggi legati alla figura di Pio II; dopo Il Campano, Fabio Pellegrini si è dedicato a Rodrigo Borgia ed alla sua controversa presenza tra i cardinali “pientini” di Papa Piccolomini. Si arricchisce quindi di una nuova figura la collana dei Pieschi che ha visto, oltre al già citato lavoro sul Campano, saggi su Bartolomeo Sacchi detto il Platina, sul Cardinale Iacopo Ammannati e su Niccolò Forteguerri,

Il volume contiene una prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori; di seguito il testo del risvolto di copertina.

Forse per un malinteso senso del pudore, forse per un senso di colpa inconfessato, forse per non cedere alle tentazioni narrative da ‘grand guignol’, sempre in agguato, la presenza importante di Rodrigo Borgia a Pienza e alla corte di Pio II è sempre stata ignorata, non considerata dalla storiografia, se non nascosta, nonostante il suo bel palazzo, i suoi stemmi ben visibili, nonostante una personalità forte, un cardinalato in prima fila nella classe dirigente vaticana, la fiducia di Pio II, le sue iniziative diplomatiche importanti.
Il Borgia, un uomo del Rinascimento italiano a tutti gli effetti, al di là del bene e del male, come la maggior parte dei suoi più illustri contemporanei, che occupavano posizioni dominanti nella politica del tempo o nella gerarchia ecclesiastica. Forse è vero quanto sostengono alcuni studiosi eminenti: la storia è spesso velata dai pregiudizi e la fabbricazione ideologica finisce per condizionare anche gli archivi, le memorie e coloro che vi sovrintendono.

Il volume in formato tascabile di 128 pagine, è distribuito direttamente dall’autore.

IL CAMPANO, IL POETA DEI DUE AMORI

copertinaIL CAMPANO
Il poeta dei due amori alla corte di Pio II di Fabio Pellegrini

E’ uscito il nuovo libro di Fabio Pellegrini che integra la collana dedicata ai “pieschi”; ai saggi su Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, sul Cardinale Iacopo Ammannati e su Niccolò Forteguerri, si aggiunge la figura del Campano, poeta umanista e fedele amico dell’Ammannati e di Pio II. Con la prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori, il nuovo testo illustra il ruolo di Gianantonio Campano nelle corti rinascimentali con particolare attenzione al rapporto con Enea Silvio Piccolomini e gli altri compagni di viaggio del Papa umanista. Pubblichiamo stralci della prefazione di Colombini.

[…] Giovanni Antonio de Teolis, detto Gianantonio Campano, di umili origini ma di elevatissimo intelletto, rappresenta in modo significativo il prototipo dell’umanista: l’uomo è “faber fortunae suae”, cioè artefice del proprio destino, in quanto può costruire la propria ricchezza e la propria felicità attraverso la sua fatica, la sua intelligenza; la storia del poeta assomiglia per certi aspetti proprio a quella di Enea Silvio Piccolomini, partito dalla misera Corsignano e giunto al soglio pontificio solo in virtù della sue capacità personali e intellettive. Dopo un importante periodo di formazione culturale e politica a Perugia, il Campano, nato nel 1429 a Cavelle, piccolo villaggio di Galluccio, già allievo di Lorenzo Valla e di altri illustri letterati, diviene amico carissimo di Jacopo Ammannati, cardinale di Pavia, col quale, inviando in dono uva del suo paese, così si esprime: “E’ sana, vigorosa, non inferiore al miele imetteo. Niente di meglio produce la mia Cavelle, il Villaggio paterno reso famoso dal mio ingegno. Lì sono nato e quali siano i miei costumi ed il mio talento te lo dirà questa dolce uva che ti mando.”
Ed è grazie al rapporto con l’Ammannati che il Campano a Mantova entra in contatto con la cerchia più ristretta di Pio II, e le sue doti di prontezza di spirito e di risposta gli valsero la benevolenza del papa: è nota la scena sul Mincio, ave Pio II scambiò epigrammi con i suoi intimi, tra i quali si trovava il Campano. Il Piccolomini non scelse mai a caso o per mera opportunità i propri collaboratori nei quali sempre ricercò spiccato intelletto e apertura mentale verso i canoni umanistici e da ciascuno dei suoi sodali ottenne gratitudine, amicizia disinteressata e sincera ammirazione; se l’Ammannati ha rappresentato per Pio II l’affetto e la dedizione di un fratello, se il Forteguerri ha offerto al pontefice l’esperienza bellica e la totale fedeltà di “soldato”, se il Platina ha donato la propria conoscenza alla “causa” umanistica, il Campano deve considerarsi colui che più di ogni altro si avvicinò come approccio culturale, letterario e storia personale al pontefice pientino, ed è per questo che Pio II volle garantire al poeta prediletto i privilegi di una carica ecclesiastica “improbabile”, tenuto conto della mondanità e dell’insofferenza verso le austere gerarchie ecclesiastiche per le quali il Campano più volte si distinse. Il Campano fu anche “trait d’union” tra il defunto Enea Silvio e il nipote Francesco Todeschini Piccolomini, cardinale e futuro papa con il nome di Pio III, al quale il poeta seppe trasmettere la forza del pensiero politico e culturale di Enea Silvio Piccolomini; il breve epilogo del pontificato (venti giorni) impedì a Pio III la possibilità di dare continuità al progetto iniziato dallo zio … ma questa è un’altra storia. […]

Il volume in formato tascabile, è stato stampato dalla Tipografia Artè di Città della Pieve (PG) nel dicembre 2016 ed è composto da 100 pagine.

In copertina: Il Campano ritratto dal Pinturicchio nell’affresco della Libreria Piccolomini del Duomo di Siena in cui Pio II canonizza Santa Caterina da Siena.