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La prototipografia dei monasteri sublacensi. Elementi per una sintesi del milieu culturale

Luchina Branciani

La prototipografia dei monasteri sublacensi.
Elementi per una sintesi del milieu culturale

(Canonica 13)

Il seguente contributo della studiosa, archivista, archeologa, paleografa e storica Luchina Branciani sulle origini della stampa in Italia, nasce da un importante convegno svoltosi quest’anno a Matelica per celebrare i 550 anni dell’arrivo dell’arte tipografica nelle Marche con esperti del settore di fama nazionale e non solo. L’importante lavoro compiuto egregiamente dalla Branciani offre interessanti spaccati storici e apre nuovi spiragli di ricerca nell’ambito dei circoli culturali legati a Papa Pio II, che proseguirono e diffusero questa nuova tecnologia in tutta la Penisola nel quindicennio successivo. Considerato lo stretto nesso con Pienza, per volontà degli stessi organizzatori della giornata di studio, il testo, completamente inedito, viene qui pubblicato per la prima volta.

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IL LIBRO: LA RELIQUIA DI SANT’ANDREA

Un nuovo tassello nella bibliografia pientina: la storia della reliquia di Sant’Andrea, patrono di Pienza e santo prediletto di Pio II a cura della Società Bibliografica Toscana.

Edito dalla Società Bibliografica Toscana e stampato dalla Tipografia Rossi di Sinalunga, il 30 novembre 2022 è stato pubblicato il volume che ripercorre le vicende storiche della reliquia di Sant’Andrea, patrono di Pienza e festeggiato proprio nell’ultimo giorno di Novembre.

Accompagnato dall’introduzione di Manlio Sodi e dai contributi di Costanza Contu, Nino Petreni e Vera Giommoni, il saggio storico di Arianna Antoniutti ripercorre le vicende che portarono la reliquia della testa  del Santo da Patrasso alle sponde del Tevere il 12 aprile 1462, proprio ad opera di Pio II.  Il Papa pientino, intervenuto per proteggere la reliquia dall’espansione dei “turchi”,  instaurò a Roma un vero e proprio culto del Santo, proclamandolo anche Patrono di Pienza e trasferendo un parte delle ossa nella sua città natia. Fece anche una promessa; la reliquia sarebbe ritornata a Patrasso non appena le condizioni storico-politiche lo avessero permesso. In realtà il reliquiario bizantino con il suo contenuto fu restituito solo nel 1964, ad opera di Papa Paolo VI. Quale risarcimento, a Pienza fu donato il reliquiario del ’400 commissionato all’epoca da Pio II al senese  Simone di Giovanni Ghini ed oggi esposto nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Palazzo Borgia.  Il rapporto tra Pio II e Sant’Andrea sarebbe proseguito anche dopo la morte del Papa; le spoglie del Piccolomini saranno conservate nella chiesa romana di Sant’Andrea della Valle.

La reliquia di Sant’Andrea – Da Patrasso a Pienza e il suo ritorno a Patrasso
Manlio Sodi, Costanza Contu, Nino Petreni, Vera Giommoni, Arianna Antoniutti – Società Bibliografica Toscana – Con il patrocinio della Fabbriceria della Cattedrale di Pienza
Novembre 2022 – ISBN 978-88-98282-69-2

 

 

 

 

 

 

Mattia Preti – La Crocifissione di Sant’Andrea (part.) presente presso la Chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma

L’ALLIEVO PREDILETTO; FRANCESCO TODESCHINI PICCOLOMINI (PIO III)

Francesco Todeschini Piccolomini (Pio III)
di Fabio Pellegrini

E’ da poco uscito nella COLLANA PIESCA il sesto volume dedicato al nipote di Pio II; Francesco Todeschini Piccolomini, papa per soli  26 giorni. Il volume, con un saggio di Marco Montori,  chiude la serie dei ritratti che Fabio Pellegrini ha composto sui fedelissimi del Papa pientino.

Il volume contiene una prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori; di seguito il testo del risvolto di copertina.

‘Quando mi chiamavano Enea nessuno mi conoscea, ora che sono Pio, tutti mi chiamano zio’. Al di là del valore simbolico di questo amabile detto  popolare tramessoci nel tempo attribuito al papa di Pienza, Pio II in realtà fra tutti i nipoti ne aveva uno prediletto di nome Francesco che, a buon diritto, lo poteva chiamare ‘zio’. La guida illuminata ed esigente dello zio ‘Pio’ fu per il giovane e promettente Francesco motivo di forza d’animo e di grande orgoglio. Pio II infatti non aveva nel  suo programma ‘soltanto’ la costruzione della sua città (Pienza) ma anche l’intento di condurre  alla Tiara un altro papa Piccolomini, impegno che perseguì con scienza e decisione, dopo averlo individuato nella figura di Francesco. Scomparso Pio II prematuramente toccò all’Ammannati, il più fido cardinale piesco ha guidarlo nella politica ecclesiastica, come Enea Silvio Piccolomini aveva stabilito. L’Ammannati ebbe anche un altro compito assegnatogli da Pio II morente: quello di divenire il ‘padre adottivo’ non solo di Francesco, ma anche dei suoi fratelli Andrea e Giacomo, quest’ultimo un animoso capitano delle truppe pontificie. Andrea e Giacomo fecero costruire il Palazzo Piccolomini di Siena in accordo col fratello Francesco. Chi era Pio III? Si chiamava Francesco Todeschini Piccolomini, era figlio di Laudomia, sorella di Pio II, una delle ‘papesse’. Non sappiamo con certezza dove sia nato (Siena o Sarteano) rallevato a Sarteano, antico borgo a cavallo fra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, una certa tradizione assai discussa lo vuole battezzato a Pienza nel 1439 (come si legge in una lapide nella Pieve di Corsignano) fu vescovo di Siena e cardinale a partire dal 1460 e volle restare  come ‘non il più ricco ma il più degno’. Avrebbe dovuto ripulire come Eracle le ‘Stalle di Augia’ del Vaticano, porre fine ad un eccessivo nepotismo, richiamare all’ordine un clero spesso corrotto, riportare l’Urbe al suo ruolo di ‘Caput Mundi’. Questo il programma affidatogli. Divenuto papa il 22 settembre 1503 e incoronato l’8 ottobre, morì 26 giorni dopo. Rodrigo Borgia il suo alter ego, aveva regnato prima di lui, molti anni, lui pochissimo. L’ anonimo epitaffio di un ammiratore sconfortato per la sua morte recitò: ‘Vixit Alexander crudelìs multas ad annos, at Pius ad nullos. Quid iuvat esse pium? ’ (Alessandro VI il crudele visse per molti anni, Pio nessuno. A che giova essere pio?)

Il volume in formato tascabile di 128 pagine, è distribuito direttamente dall’autore.

ICONOGRAFIA DI PIO II SU ABOUT ART

L’articolo di Roggero Roggeri uscito nel numero 10 di Canonica, “sbarca” sul prestigioso sito on line dedicato all’arte. Un bel riconoscimento per il lavoro di Roggero e per la nostra rivista che ha pubblicato per prima l’importante lavoro di studio e di inventariazione riguardante l’iconografica del Papa pientino. Ecco i links a cui possono essere lette le tre parti in cui è stato suddiviso il corposo studio. 

Enea Silvio Piccolomini. Iconografia: dipinti, miniature, sculture e medaglie dal XV al XIX secolo. Parte I^, da Filippo Lippi al Sodoma

Enea Silvio Piccolomini. Iconografia; parte II^, dal XV al XIX secolo. Ritratti idealizzati

Enea Silvio Piccolomini. Iconografia, Ritratti d’Invenzione: Parte III, fino al XVII sec.

Enea Silvio Piccolomini. Iconografia, Ritratti d’Invenzione. Parte III (dal XVII al XIX sec.)

La rivista aveva già pubblicato un altro lavoro su Pienza, redatto dalla collaboratrice di Canonica SARA MAMMANA. Riproponiamo il link all’articolo, anch’esso uscito su CANONICA successivamente alla pubblicazione su ABOUT ART.

Dalla “divina proporzione” alla “addizione erculea”; origini della città ideale nella cultura antropocentrica dell’Umanesimo; il ‘caso’ di Pienza

CONVEGNO “Le arti e gli artisti nella rete della diplomazia pontificia da Pio II a Pio XI”

Il Centro Studi Pientini intende proporre alcuni temi agli organizzatori del convegno che sarà organizzato dalla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa (Pontificia Università Gregoriana) rispondendo alla “call for papers” in scadenza il prossimo 15 marzo 2021.

Come previsto dagli organizzatori “Lo scopo è quello di proporre una giornata di studi per riflettere sul ruolo delle arti e degli artisti nell’ambito dei rapporti diplomatici che hanno come centro propulsore la Curia pontificia, dal pontificato di Pio II a quello di Pio XI. La giornata di studi sarà articolata in tre sessioni: prima età moderna (da Pio II a Gregorio XV), seconda età moderna (da Urbano VIII a Pio VI) e prima età contemporanea (da Pio VII a Pio XI). Gli interventi potranno affrontare sia casi di studio inesplorati, sia casi già noti, analizzandoli con approccio innovativo e/o documentazione inedita, come anche proporre quadri interpretativi a più ampio respiro. Le proposte dovranno essere inviate in forma di abstract (max. 2000 battute), unitamente a un breve CV con elenco delle pubblicazioni, all’indirizzo artediplomazia@unigre.it a partire dal 15 dicembre 2020 e non oltre il 15 marzo 2021. I contributi potranno essere presentati in italiano, inglese e francese. È prevista la pubblicazione degli atti”.

Maggiori informazioni sul convegno sono disponibili nel sito della Facoltà organizzatrice.

Da parte nostra ci preme evidenziare gli interventi proposti, la cui eventuale accettazione sarà comunicata su queste pagine.

SARA MAMMANA

La diplomazia umanistica di Pio II e l’ideale di Pienza come luogo simbolo di rifondazione in occidente di una nuova Bisanzio

MATTEO PARRINI

Pio II e l’opera del cardinale Oliva nella Marca, il caso di Matelica

CANEPINA E LA VISITA DI PIO II NEL 1460

Romualdo Luzi

CANEPINA E LA VISITA DI PIO II NEL 1460

(Canonica 9 – pag. 13)

L’interesse suscitato dopo la pubblicazione della scoperta dell’allume da parte di Giovanni di Castro e l’interesse dimostrato dal papa Pio II Piccolomini,1 miporta a raccontare un altro piccolo avvenimento, senza tacere che lo stesso pontefice ha scritto sulla magnifica Processione del Corpus Domini del 14622 a Viterbo e sulla nota Corsa delle barche da Capodimonte all’Isola Bisentina.3

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IL RITRATTO DI PIO II SULL’ISOLA BISENTINA

Aldo Lo Presti

IL RITRATTO DI PIO II SULL’ISOLA BISENTINA

(Canonica 9 – pag. 5)

Di un ritratto commemorativo della visita di Pio II avvenuta nel luglio del 1462 al Convento francescano dell’isola Bisentina ne avevamo già parlato in precedenza.1 Si tratta di una raffigurazione del pontefice pientino che si rintraccia nella facciata esterna della cappellina del Tabor dedicata alla Trasfigurazione. Precisamente «…a sinistra della porta è raffigurato Pio II, la cui testa è interamente perduta [sic], che riceve l’omaggio dei Francescani, di cui rimangono due bei brani dei volti. […]

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Pio II, l’Umanesimo prese il potere. Conferenza 3.11.2019

3 NOVEMBRE 2019
Palazzo Piccolomini

Ore 11.00

Pio II, l’Umanesimo prese il potere. Vita pubblica e privata di un Papa umanista.
Conferenza di Fabio Pellegrini.

Intermezzo musicale: Canzoni per un nuovo umanesimo (Ugo Sani, Diego Perugini, Luca Ravagni).

Brunch in giardino con degustazione di prodotti locali e dei vini della Abbadia Ardenga – Rosso e Brunello di Montalcino.

Maggiori informazioni – www.pienzacittadiluce.it

>>>LOCANDINA <<<

RODRIGO BORGIA, LA PECORA NERA DI PIO II

RODRIGO BORGIA
La pecora nera di Pio II
di Fabio Pellegrini

E’ arrivato il quinto volume dedicato ai personaggi legati alla figura di Pio II; dopo Il Campano, Fabio Pellegrini si è dedicato a Rodrigo Borgia ed alla sua controversa presenza tra i cardinali “pientini” di Papa Piccolomini. Si arricchisce quindi di una nuova figura la collana dei Pieschi che ha visto, oltre al già citato lavoro sul Campano, saggi su Bartolomeo Sacchi detto il Platina, sul Cardinale Iacopo Ammannati e su Niccolò Forteguerri,

Il volume contiene una prefazione di Giampietro Colombini ed un intervento di Marco Montori; di seguito il testo del risvolto di copertina.

Forse per un malinteso senso del pudore, forse per un senso di colpa inconfessato, forse per non cedere alle tentazioni narrative da ‘grand guignol’, sempre in agguato, la presenza importante di Rodrigo Borgia a Pienza e alla corte di Pio II è sempre stata ignorata, non considerata dalla storiografia, se non nascosta, nonostante il suo bel palazzo, i suoi stemmi ben visibili, nonostante una personalità forte, un cardinalato in prima fila nella classe dirigente vaticana, la fiducia di Pio II, le sue iniziative diplomatiche importanti.
Il Borgia, un uomo del Rinascimento italiano a tutti gli effetti, al di là del bene e del male, come la maggior parte dei suoi più illustri contemporanei, che occupavano posizioni dominanti nella politica del tempo o nella gerarchia ecclesiastica. Forse è vero quanto sostengono alcuni studiosi eminenti: la storia è spesso velata dai pregiudizi e la fabbricazione ideologica finisce per condizionare anche gli archivi, le memorie e coloro che vi sovrintendono.

Il volume in formato tascabile di 128 pagine, è distribuito direttamente dall’autore.

PIO II CON LA BARBA

Riceviamo da Matteo Parrini, fertile studioso di Matelica e collaboratore del Centro Studi Pientini, immagini e commenti su alcune raffigurazioni di Pio II con la barba. La prima immagine, già pubblicata nel n. 7 di Canonica, proviene dal Palazzo Comunale di Sassoferrato, mentre le altre sono immagini per noi inedite, che di seguito proponiamo ai nostri lettori.

Di Matteo Parrini

Il Cardinale Bessarione nel Monumento Funebre di Pio II

Le due raffigurazioni di Pio II con la barba che segnalo in questo breve articolo risalgono, sia per l’affresco del palazzo comunale di Sassoferrato che per il santuario della Beata Vergine di Mantova, alla seconda metà del XVI secolo. In quel periodo altri vari pontefici ebbero la barba e si diffuse la concezione che Pio II, da protettore delle lettere greche e del cardinale Bessarione, non fosse stato affatto contrario alla barba, essendo stato lui in conclave ad aver affermato: «Nondum barbam rasit Bessarion, et nostrum caput erit?» (Se quindi il Bessarione si rasasse la barba, sarà anche il nostro capo?).

Anche nella famiglia Piccolomini la barba sarebbe stata ben vista, come dimostrò Antonio Piccolomini, nipote del papa, noto per la bella barba nera fluente.

L’aspetto di entrambi i “Pio II” barbuti può rimandare all’aspetto dello stesso Bessarione che si vede sul monumento funebre di Pio II a Roma o al Sant’Andrea del Tempietto di Sant’Andrea a Porta del Popolo (realizzato tra il 1551 ed il 1553), dove si ricorda l’arrivo a Roma, nel 1462 della preziosa reliquia dell’apostolo.

Sant Andrea del Tempietto a Roma

L’immagine di Pio II nel santuario di Mantova (qui si fermò oltre 8 mesi) riporta infine all’immagine dei papa del Concilio di Trento e l’iscrizione sottostante è: «Dopo le cure dolorose e gravi, Chiuso il Concilio, il successor di Pietro A Te porge Maria ambe le chiavi». D’altra parte lo stesso Pio II nei suoi Commentari, al libro XI, si è soffermato sul fatto che «quae illa in aetate barbam requiret», ossia con l’anzianità, arriva anche la barba come segno distintivo di saggezza (Ringrazio Roggero Roggeri per la segnalazione della statua di Pio II nel Santuario di Mantova).

Santuario Vergine delle Grazie di Mantova

Credo che si possano trovare anche altre immagini di un improbabile Pio II barbuto; per adesso segnalo che a Bologna esiste un dipinto del ‘600 con Enea Silvio Piccolomini, non ancora papa, giustamente senza barba.