IL “DE ASIA” DI PIO II

Progettato nel 2014 in occasione del 550° anniversario della morte di Pio II, nel mese di aprile 2016, è uscito per le edizioni IF Press di Roma, con il contributo della Diocesi di Montepulciano Chiusi Pienza, e del Rotary International, il volume Enea Silvio Piccolomini – Papa Pio II, ASIA (DE ASIA), traduzione ed edizione a cura di Remigio Presenti e Manlio Sodi.

Copertina

Il De Asia, è l’ultima opera a carattere storico-geografico di Pio II, nell’ambito di un progetto di cui era già stata scritta una parte con il “De Europa”, e “l’Historia Buhemica”. L’opera, per la prima volta tradotta e pubblicata in italiano, fu pensata dal Papa nel mese di luglio del 1461. In quel mese, infatti, Pio II, per sfuggire alla calura estiva di Roma si reca a Tivoli dove incontra Federico di Montefeltro.


Tra i due letterati, dal sapore squisitamente umanistico, nasce così una conversazione. Parlarono della guerra di Troia e poi passarono a parlare dell’Asia Minore e dei suoi confini, su cui però i loro pareri divergevano. Da qui lo spunto per un’opera alla quale si dedicò il Papa. Ecco come lo stesso pontefice racconta in terza persona l’episodio nei suoi Commnetari:

Perciò, in seguito il Papa, quando ebbe un po’ d’agio (ozio), descrisse l’Asia attingendo a Tolomeo, Strabone, Plinio, Q. Curzio, Giulio Solino, Pomponio Mela, ed altri antichi autori, prendendo da ciascuno tutte quelle notizie che gli sembrarono utili per la conoscenza di quelle terre.

Il Papa nell’accingersi all’opera era comunque consapevole, ben conoscendo l’animo umano, delle probabili critiche che sarebbero piovute al suo lavoro, tanto che, nel Proemio del libro, così scrive:

Qualunque cosa gli uomini facciano, sia privatamente che pubblicamente, è soggetta alla critica e la lingua biforcuta non risparmia neppure le opere divine, tanto presume di sé l’umano intelletto. Che cosa spereremo noi, nello scrivere la storia di alcuni antichi tempi che dei nostri? Sfuggirà la nostra fatica al maligno interprete? No certamente, né noi pretendiamo tanto. Diranno: A che serve questo impegno per un Sommo Pontefice? Quel tempo che ha consumato nello scrivere lo ha tolto al popolo cristiano. Perché non si è dato da fare più utilmente, rimesta i nostri tempi e cose note al popolo. Che utilità, quale voglia di leggere? Non racconta cose vere né abbellisce le cose raccontate in modo da rallegrare l’ascoltatore. Ma chi sminuisce i nostri scritti prima li legga, poi li disprezzerà.

Precisando subito di non aver :

defraudato la plebe, giacché non abbiamo tralasciato i divini uffici, né tralasciato le adunanze sia pubbliche che private, né evitato di ascoltare le persone supplici, ma abbiamo privato la nostra età avanzata del suo riposo, per tramandare ciò che di degno di essere conosciuto ha prodotto la nostra epoca, con un breve ricordo delle cose antiche. Queste fatiche sono notturne; infatti, abbiamo consumato per scrivere la maggior parte delle ore dovute al sonno.

Giustificazioni e motivazioni da parte di un grande Pontefice, che veramente sorprendono il lettore. Pio II, come tutti sanno, era un appassionato lettore, convinto che al centro del mondo stanno i libri, fulcro della civiltà, per questo non riteneva inutile, lui Pontefice ammalato, rubare alcune ore del sonno per scrivere, per l’edificazione della saggezza che tanto auspicava come fine dell’agire e del vivere umano.

Con l’edizione-traduzione del De Europa, avvenuta nel 2010, è ora possibile, grazie a questo lavoro di Remigio Presenti e Manlio Sodi, leggere in lingua italiana l’intero orizzonte individuato dalla cosmografia attorno alla metà del secolo XV.

La pubblicazione di Asia, che oltre alle note dei curatori, presenta una dotta introduzione di Serge Stolf (dell’Università di Grenoble), e una interessante appendice di Francesco Dondoli, raffinato bibliofilo, da sempre studioso attento, accanito ricercatore della figura e delle opere di Pio II, intende contribuire a far si che la figura di Enea Silvio Piccolomini, continui ad interpellate la cultura e le coscienze odierne. Ricordiamo che Pio II, nelle sue opere di geografia, molto apprezzate e conosciute dai suoi contemporanei, (è noto che Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio avesse con sé proprio il De Asia, come risulta dal testo da lui annotato ora conservato nel Museo delle Indie di Siviglia) è mosso dall’interesse della descrizione dei siti e delle pubblicazioni, ma anche dalla possibilità di capire il mondo presente, ed in prospettiva i processi politici e sociali di lunga durata.

Parlare di Pio II, porta logicamente a parlare di Pienza, che gli dette i natali. E a proposito di Pienza e delle sue bellezze, è bene ricordare, come raccomandano i curatori del libro, ai quali va il dovuto riconoscimento per quest’opera che colma una grande lacuna circa la figura di Enea Silvio Piccolomini, che:

Entrare nella città di Pienza e ammirare le principali costruzioni, a cominciare dalla Cattedrale, è come lasciarsi coinvolgere in una dialettica culturale in cui anche il grande progetto di una “Cosmographia”- ipotizzato e in parte realizzato da Pio II -, rientra come richiamo invito per leggere i tanti segni che il tempo rende più vivi che mai.

SI PUO’ RICHIEDERE L’OPERA A:

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