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La prototipografia dei monasteri sublacensi. Elementi per una sintesi del milieu culturale

Luchina Branciani

La prototipografia dei monasteri sublacensi.
Elementi per una sintesi del milieu culturale

(Canonica 13)

Il seguente contributo della studiosa, archivista, archeologa, paleografa e storica Luchina Branciani sulle origini della stampa in Italia, nasce da un importante convegno svoltosi quest’anno a Matelica per celebrare i 550 anni dell’arrivo dell’arte tipografica nelle Marche con esperti del settore di fama nazionale e non solo. L’importante lavoro compiuto egregiamente dalla Branciani offre interessanti spaccati storici e apre nuovi spiragli di ricerca nell’ambito dei circoli culturali legati a Papa Pio II, che proseguirono e diffusero questa nuova tecnologia in tutta la Penisola nel quindicennio successivo. Considerato lo stretto nesso con Pienza, per volontà degli stessi organizzatori della giornata di studio, il testo, completamente inedito, viene qui pubblicato per la prima volta.

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La Storia nell’Historia de duobus amantibus

Carmine Di Giuseppe

La Storia nell’Historia de duobus
amantibus di Enea Silvio Piccolomini:
effetti di realtà attraverso la presenza di personaggi storici

(Canonica 13)

L’Historia de duobus amantibus, avvincente novella epistolare di Enea Silvio Piccolomini, che ebbe uno straordinario successo editoriale a livello europeo, narra, sullo sfondo di una splendida Siena quattrocentesca, la storia di due infelici amanti: la dama senese Lucrezia e il cavaliere francone Eurialo, che sono travolti da una passione irresistibile, dopo essersi conosciuti a seguito dell’ingresso dell’imperatore Sigismondo nella città di Siena, avvenuto il 12 luglio 1432.

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La terra e il lavoro: Mezzadri e Prioprieatri a Corsignano

Lapo Nannetti

La Terra e il Lavoro
Mezzadri e Proprietari a Corsignano nel XIV Secolo: un’introduzione

(Canonica 13)

Questo articolo vuole introdurre il tema delle proprietà a Corsignano e di chi lavorava all’interno di esse nel primo Trecento, analizzando il complesso fondo archivistico dell’Estimo conservato presso l’Archivio di Stato di Siena, relativo ai cittadini senesi proprietari di terre e case all’interno della curia di Corsignano e di Bibbiano Cacciaconti. La fonte principale per questo studio è la Tavola delle possessioni (1316-1320), che appunto, fungendo da catasto, registrava le possessioni di tutti i cittadini senesi e quindi come strumento per la ripartizione delle tasse.

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Alessandro Piccolomini: la mente al Cielo, con gli occhi al cielo.

Massimo Mazzoni

Alessandro Piccolomini: la mente al
Cielo, con gli occhi al cielo

(Canonica 13)

Due tra le maggiori conquiste tecnico-scientifiche che hanno caratterizzato il Rinascimento, sono state l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la rivoluzione copernicana, ossia il passaggio del modello di Sistema Solare da geocentrico a eliocentrico. In realtà è sempre un po’ arbitrario, e quindi tendenzialmente ingannevole, stabilire una tavola delle precedenze e delle importanze; nel caso specifico significa allora sottovalutare la scoperta dell’America? O il perfezionamento del cannocchiale2 .

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LA PRESENZA DEI FRANCESCANI A PIENZA

Fabio Serafini

La presenza dei Francescani a Pienza

(Canonica 13)

Va premesso che l’Ordine francescano fu fondato da San Francesco d’Assisi fra il 1208 ed il 1209 e fu ufficialmente approvato da Papa Onorio III durante il 1223, attraverso l’assegnazione al nuovo Ordine religioso della Regola definitiva.
Come dimostrano le fonti sia bibliografiche che archivistiche, i frati minori si espansero molto velocemente quanto meno nel numero già fin dai primi momenti successivi all’aggregazione del primo nucleo francescano, innanzitutto nell’Italia centrale, e tale espansione crebbe anche nell’incameramento di proprietà ecclesiastiche dopo l’ufficializzazione a cui si è fatto cenno.

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Giorgio Santi e l’Erbario dei Cappuccini

Raffaele Giannetti

Giorgio Santi e «l’Erbario dei Cappuccini
di San Quirico d’Orcia»

(Canonica 13)

Dell’hortus siccus conosciuto come «Erbario dei Cappuccini di San Quirico», ma legato al convento solo da una labile tradizione orale, non si conoscono né l’autore, o gli autori, né i luoghi di provenienza dei suoi esemplari. Tuttavia, non pochi indizi, interni ed esterni alla raccolta stessa, hanno fatto pensare all’attività di un accademico e, in particolare, di Giorgio Santi, della cui raccolta di minerali e piante non si è più avuta notizia.

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CANONICA 13 – INDICE

E’ appena uscito il numero 13 della rivista Canonica con nuovi interessanti contributi; ecco l’editoriale e sotto l’indice da cui raggiungere i singoli articoli: 

Tra le tante ragioni per cui Enea Silvio Piccolomini si fece conoscere ed apprezzare già al suo tempo fu per la grande variatio che usava nelle sue orazioni, tanto che, pur trattando spesso gli stessi temi, raramente usava le stesse parole. Una logica che analogamente applicava per i suoi testi, modificando le fonti a sua disposizione, tanto da rendere ancora oggi difficile risalire all’originale da un confronto degli scritti. Tali variazioni, agili e quasi giocose, sono un invito ad uscire da certi schemi fissi mentali che tendono a frenare la curiosità o impediscono approfondimenti e analisi con un costruttivo spirito critico. Senza un simile approccio alla storia e allo studio, non sarebbe stato proprio lui, da vescovo di Siena, il primo ad usare il termine «Europa» al posto di «Cristianità», per indicare il nostro continente al momento della sconvolgente notizia della caduta di Costantinopoli in mano turca nel maggio 1453. Queste brevi riflessioni scaturiscono dopo aver letto gli interessanti lavori che compongono questo XIII numero di Canonica, che, come sempre, con tutte le vele, spazia ampiamente, confortando la ricerca con nuovi spunti di notevole livello. Scrive dunque bene Lapo Nannetti, a chiusura di un ragguardevole studio sulla diffusione dei contratti di mezzadria e delle proprietà a partire dal Trecento, che «non c’è Pienza senza Corsignano e viceversa», proprio al fine di superare certe psicologiche barriere storiografiche abituate ad un ante e post quem, che impediscono di leggere ed interpretare in maniera logica e continuativa la storia. Armoniosamente si inquadra in un simile contesto il lavoro condotto da Fabio Serafini sulle prime presenze francescane a Pienza, sulle quali c’è ancora molto da scoprire, risalenti forse ai tempi del «beato» Bartolo de Corsiniano, ma rafforzate certamente dal legame di Pio II con l’Ordine dei Minori, verosimilmente ancor prima di diventare pontefice e successivamente da altri esponenti della famiglia Piccolomini. In tema di ricerche archivistiche non è indubbiamente di poco conto quanto Raffaele Giannetti svela riguardo all’origine dell’Erbario dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia, ponendo l’attenzione sull’attività dell’accademico pientino Giorgio Santi in materia mineralogica e botanica, andata purtroppo dispersa o magari, almeno per le exsiccata, confluita nella preziosa raccolta oggi custodita presso l’Università di Siena. Se tale attribuzione presenta degli scogli, altrettanto non accade invece per le ricerche astronomiche di Alessandro Piccolomini, accuratamente esaminate da Massimo Mazzoni, profilando la figura di un attento osservatore che, con grande capacità e sensibilità, forse sulla scorta della cultura familiare e delle intuizioni degli avi, cercò il linguaggio più comprensibile possibile, adatto alla divulgazione, in grado di porre questioni complesse alla portata di chi non possedeva una preparazione specifica. Una vera scoperta nella scoperta è per il lettore ricavare certe notizie sulla corretta osservazione astronomica dell’aristotelico arcivescovo Piccolomini, che, riconoscendo che «i tempi non erano maturi», seppe anticipare con tatto e moderazione delicate questioni cosmologiche, affrontate qualche decennio dopo da figure come Keplero, Francesco Bacone, Galileo Galilei. Il lavoro condotto è utile a celebrare e ridare il giusto spazio ad un eccellente studioso, poco noto ai più, ma che apportò innovazioni ed ebbe un corretto approccio nell’indagine scientifica, di cui beneficiarono le generazioni successive. Un nuovo collaboratore, Carmine Di Giuseppe, riprende invece con grande capacità il celebre romanzo epistolare Historia de duobus amantibus, scritto da Enea Silvio Piccolomini nel 1444, offrendo al lettore una ricostruzione alquanto intrigante della reale vicenda storica, che si cela dietro alla narrazione ambientata a Siena. Il testo ebbe larga diffusione e fu stampato per la prima volta ad opera di Ulrich Zell a Colonia tra il 1467 ed il 1470. Proprio l’arte tipografica, eccezionale innovazione che ha contribuito alla diffusione della conoscenza e alla trasformazione linguistica nel mondo, in Italia lega le sue origini a Pio II ed è oggetto del supplemento a cura dell’archivista Luchina Branciani, autrice della ricerca per i 550 anni della stampa a caratteri mobili nelle Marche. La coinvolgente storia dell’arrivo dei primi due tipografi tedeschi a Subiaco e della stampa dei primi incunaboli è la riprova della straordinaria visione del futuro che Enea Silvio Piccolomini deve aver avuto fin dal 1455, quando conobbe un uomo che vendeva Bibbie «con una scrittura straordinariamente nitida e corretta che tu potresti leggere senza sforzo e senza occhiali». È bello immaginare che iniziò lì la modernità.

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PRESENTAZIONE Canonica 13

CENTRO STUDI PIENTINI

Canonica 13/2023

 

Sabato 16 dicembre alle ore 17.00 sarà presentato il numero 13 della rivista di studi pientini Canonica durante il tradizionale incontro in Biblioteca Comunale. Ben sei i saggi inediti contenuti nel nuovo numero, presentati dai rispettivi autori.

 

Raffaele Giannetti disserta sulla probabile origine dell’Erbario dei Cappuccini di San Quirico d’Orcia, ponendo l’attenzione sull’attività dell’accademico pientino Giorgio Santi le cui exsiccata potrebbero essere confluite nella preziosa raccolta oggi custodita presso l’Università di Siena.

Fabio Serafini propone uno studio sulle prime presenze francescane a Pienza, sulle quali c’è ancora molto da scoprire e risalenti forse ai tempi del «beato» Bartolo de Corsiniano.

Massimo Mazzoni esamina le ricerche astronomiche di Alessandro Piccolomini, aristotelico Vescovo senese che seppe anticipare con tatto e moderazione delicate questioni cosmologiche, affrontate qualche decennio dopo da figure come Keplero, Francesco Bacone, Galileo Galilei.

Lapo Nannetti affonda la sua ricerca nelle Tavole delle Possessioni ed affronta le prime fasi di unpotenziale ragguardevole studio sulla diffusione dei contratti di mezzadria e delle proprietà nella Corsignano del Trecento sostenendo che «non c’è Pienza senza Corsignano e viceversa».

Carmine Di Giuseppe, riprende invece con grande capacità il celebre romanzo epistolare Historia de duobus amantibus, scritto da Enea Silvio Piccolomini nel 1444, offrendo al lettore una ricostruzione alquanto intrigante della reale vicenda storica, che si cela dietro alla narrazione ambientata a Siena.

Infine Luchina Branciani, ricostruisce il contesto della coinvolgente storia dell’arrivo dei primi due tipografi tedeschi a Subiaco e della stampa dei primi incunaboli in Italia, storia che in più riprese si intersecò con il papato di Pio II e con la cerchia dei letterati e umanisti che lo affiancarono.

La presentazione si terrà sabato 16 dicembre alle ore 17 presso la Biblioteca Comunale di Piazza San Carlo a Pienza.

CONVEGNO “PAESAGGI E ARCHIVI DELLA VAL D’ORCIA”

CONVEGNO

PAESAGGI E ARCHIVI DELLA VAL D’ORCIA

STRATEGIE PER CREARE CONOSCENZA

Castiglione d’Orcia (Siena), 6-7 ottobre 2023

Chiesa di San Simeone in Rocca d’Orcia

 La Fondazione Alessandro Tagliolini-Centro per lo studio del paesaggio e del giardino- in collaborazione con l’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia e il Comune di Castiglione d’Orcia ha organizzato un convegno di per studiare, divulgare e creare sinergie per la valorizzazione dell’immenso archivio documentario che il Consorzio di Bonifica della Val d’Orcia ha raccolto nei suoi anni di attività tra il 1922 e il 1978. A Campiglia d’Orcia è conservato l’archivio documentario con progetti e grafici per la costruzione di case coloniche, strade, ponti, bonifica dei territori, consolidamento degli argini del fiume Orcia. Il convegno, al quale partecipano docenti delle maggiori università italiane, esperti di archivistica, storici e paesaggisti, si propone di far conoscere e ove possibile rendere fruibile il patrimonio che ancora è conservato e catalogato a cura della sezione archivistica dell’Unione dei Comuni Amiata Val d’Orcia. Una mostra fotografica sarà allestita a Castiglione d’Orcia per esporre una parte delle immagini d’epoca, oggi conservate solo in parte in archivi privati, con l’intento di riuscire a riunificare l’archivio stesso almeno in maniera digitale. Un convegno da non perdere per professionisti, ingegnerei, architetti, studenti, esperti del paesaggio che potranno usufruire di un patrimonio ancora nascosto e che documenta un secolo di storia del territorio.

Convegno “PAESAGGI E ARCHIVI DELLA VAL D’ORCIA” 6-7 ottobre 2023

 

UNA MERIDIANA ASTRALE IN PIAZZA PIO II

Ripubblichiamo l’interessante articolo uscito il 6 settembre 2014 a cura dell’Arch. Rosa Maria Trentadue invitando i lettori ad osservare il fenomeno riprodotto nel plastico della piazza esposto nel Palazzo Vescovile a partire dallo scorso 11 agosto 2023.

La riproduzione dell’ombra della facciata del Duomo di Pienza durante gli equinozi, nel plastico ligneo vistabile nel Palazzo Vescovile – Piazza Pio II)

 

Quando il 29 agosto 1462 papa Pio II inaugurava la Chiesa di S. Maria Assunta, meglio nota come Duomo di Pienza, i numerosi intervenuti poterono assistere al fenomeno dell’ombra circoscritta sulla piazza.

L'ombra ripresa dalla torre di Palazzo Comunale (Ore 13:20 del 1 aprile 2001)
L’ombra ripresa dalla torre di Palazzo Comunale (Ore 13:20 del 1 aprile 2001  – Foto Umberto Bindi)

L’evento, riscontra-bile solo due volte l’anno, consiste in una particolare proiezione della facciata del Duomo sulla piazza antistante; la sua ombra infatti, colma completamente i nove riquadri della pavimentazione. Il fenomeno scoperto dall’architetto Jan Pieper aggiunge un nuovo valore all’edificio ecclesiastico che può essere considerato una gigantesca meridiana; nessun altro complesso monumentale presenta caratteristiche analoghe.
Dettagli architettonici e asserzioni del papa committente (cfr. Commentarii, IX, 24) portano a ritenere che proprio il fenomeno dell’ombra abbia determinato l’insolito orientamento della chiesa con il coro rivolto a sud piuttosto che ad oriente.
Con questo gigantesco orologio solare il papa desiderava richiamare alla memoria dei fedeli concetti quali la caducità della vita terrena, la fugacità del tempo, il rinnovarsi ciclico dell’esistenza. Il messaggio era chiaro: alla “luce” della chiesa, simboleggiata dall’apertura circolare (occhio) presente in facciata, veniva contrapposto l’anello di pietra inserito nella pavimentazione della piazza. Reso buio dall’ombra, il cosiddetto ombelico individuava dunque il male, le tenebre e l’oscuro inconscio. A sottolineare il rapporto tra i due elementi architettonici concorrono le loro misure; l’altezza dal centro del rosone alla base della facciata della chiesa è uguale alla distanza intercorrente tra la base considerata e il centro dell’anello lapideo. Uguale è anche il loro diametro.

L'ombra ripresa da un pallone frenato. E' visibile l'esatta riproduzione del fenomeno (10 settembre 1985 - Foto PIEPER)
L’ombra ripresa da un pallone frenato. E’ visibile l’esatta riproduzione del fenomeno (10 settembre 1985 – Foto Arch. J. Pieper)

Ancora oggi è possibile osservare questo evento ma non nella stessa data a causa del mutamento del sistema calendaristico avvenuto nel 1582. Per comprendere la questione occorre far riferimento ad alcuni concetti base: l’anno solare, cioè il tempo che la Terra impiega per tornare nella stessa posizione rispetto al Sole è di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 46 secondi dunque 365,2422 giorni.
Per le attività quotidiane necessita un anno civile, cioè un calendario costituito da un numero intero di giorni. Come recuperare allora gli 0, 2422 giorni?
Giulio Cesare fornì una risposta a questa domanda introducendo un calendario noto come calendario giuliano. Il valore dell’anno solare qui adottato però, era leggermente superiore al vero (11 minuti e 14 secondi) e la differenza con il passare dei secoli si fece sentire.
Nell’anno 1459 data in cui ebbe inizio la costruzione del Duomo, era stato accumulato un errore di circa 11 giorni e l’equinozio di primavera si ebbe in data 10 marzo anziché 21 marzo. Poiché in base all’equinozio primaverile era definita la data della Pasqua (prima domenica dopo il plenilunio successivo all’equinozio di primavera), l’errore causato dal calendario era giunto ad alterare la relazione esistente tra evento astronomico e avvenimento religioso. Necessitava dunque una riforma calendaristica; la più importante venne elaborata da Niccolò Cusano nel corso del XV secolo.
Sebbene Pio II, mosso da interesse scientifico, fosse propenso alla riforma, la decisione per l’adozione del nuovo calendario fu continuamente rimandata per motivi politico-religiosi.
Il fenomeno della proiezione dell’ombra del Duomo non fu quindi calcolato per avvenire il giorno del “vero” equinozio, ma per il “falso” (equinozio del calendario giuliano).
Nel 1582 papa Gregorio XIII adottò il calendario gregoriano tuttora impiegato; in seguito a questa riforma, l’ombra è oggi visibile a mezzogiorno del 1 aprile (ma va calcolata l’ora legale in più e alcuni minuti di sfasamento causato dagli oltre 500 anni trascorsi).
Il fenomeno si ripresenta quindi 10 – 11 giorni più tardi dell’equinozio primaverile e 10 – 11 giorni prima dell’equinozio autunnale (11 settembre di ogni anno).
Si possono fare osservazioni anche nei due giorni precedenti e successivi a queste date considerando però, che la sua lunghezza varia giornalmente di circa 15 centimetri.


Il CALENDARIO GIULIANO

(oggi abrogato) Era il calendario solare formulato e adottato da Giulio Cesare nel 46 a.C. della durata di 365 giorni; egli introdusse un anno bisestile di 366 giorni, ogni quattro anni in modo che la durata media dell’anno civile coincidesse con l’anno solare. L’anno bisestile deve il suo nome al fatto che il giorno che veniva aggiunto era inserito dopo il 23 febbraio (nella denominazione latina il “sesto” giorno prima delle calende di marzo), divenendo così il “bisesto”.
L’ordine dei mesi e dei giorni della settimana previsto dal calendario giuliano rimane perlopiù tuttora valido.
Nel 44 a.C. Giulio Cesare diede il proprio nome al mese quintilis che divenne julius (luglio); il mese sextilis fu poi rinominato augustus (agosto) in onore del successore di Giulio Cesare, Augusto.

CALENDARIO GREGORIANO

Affinché le feste religiose potessero svolgersi correttamente occorreva riportare l’equinozio di primavera attorno al 21 marzo, come fissato nel 325 dal primo Concilio di Nicea. Nel 1582 papa Gregorio XIII istituì un nuovo calendario noto come calendario gregoriano.
Per eliminare l’errore accumulato vennero tolti per decreto, dieci giorni dal calendario stabilendo che il giorno successivo a venerdì 4 ottobre 1582 fosse sabato 15 ottobre. Per evitare un nuovo verificarsi dello stesso errore si definirono bisestili gli anni divisibili per quattro, ad eccezione di quelli centenari non multipli di 400. Così il 1600 fu un anno bisestile, ma il 1700 e il 1800 furono anni comuni.
Il calendario gregoriano fu gradatamente adottato in tutta Europa e oggi è diffuso nella maggior parte del mondo occidentale e in alcune parti dell’Asia. Fu introdotto in Inghilterra nel 1752, nell’ex Unione Sovietica nel 1918, e in Grecia nel 1923, anche se molti paesi affiliati alla Chiesa greca mantennero il calendario giuliano per la celebrazione delle feste religiose.


ARTICOLO A CURA DELL’ARCHITETTO ROSA MARIA TRENTADUE
Le notizie riportate nella presente trattazione sono state riassunte e semplificate per essere illustrate al pubblico. La completa ed esauriente trattazione è rintracciabile nel volume PIENZA – Il progetto di una visione umanistica del mondo – Jan Pieper -Edizione Italiana, 2000 – Edizioni Axel Menges, Stuttgart/London.

 

In collaborazione con www.portalepienza.it