IL SERPENTE E LA COLOMBA

IL SERPENTE E LA COLOMBA
(di Aldo Lo Presti)

L’articolo proposto da Aldo Lo Presti per la sezione “curiosità” del sito, riguarda un bassorilievo collocato in maniera del tutto estemporanea in una facciata del centro storico di Pienza. L’architrave in arenaria proviene, con molta probabilità, dalla chiesa di S. Maria; l’antica struttura romanica fu demolita nella metà del ‘400 per fare spazio allo costruzione del Duomo. Alcuni resti, riportati alla luce dall’ing. Barbacci nel 1932 durante l’imponente restauro della Cattedrale, furono collocati nella sottostante cripta di San Giovanni; altri frammenti si erano probabilmente dispersi nei secoli precedenti, utilizzati come materiale da costruzione (forse anche dello stesso Duomo e del Palazzo Piccolomini). Il frammento in oggetto è collacato in una facciata realizzata durante il secolo scorso, per cui potrebbe aver fatto parte di quelli rinvenuti dal Barbacci nel ’32.

Non solo i grandi (o piccoli) monumenti rendono le città parlanti, contribuendo a raccontarne la storia attirando su di sé gli sguardi dei cittadini. Altri segni, definibili minori, quando non addirittura minimi, assumono su di sé la medesima funzione. Come nel caso della Colomba nella bocca del Serpente e le palme della Passione, simbolo zoomorfo della Prudenza e della Semplicità scolpito in un bassorilievo erratico proveniente, con ogni probabilità, dalla Chiesa di Santa Maria prisca. A risolverci in questa direzione è stata la lettura del seguente brano che ha risolto ogni dubbio iconografico legata alla nostra raffigurazione:(1)

…il secondo testo sacro che parla del simbolismo del serpente nei pastorali, è quello con il quale Gesù nel Vangelo prescrive ai suoi di essere prudenti come il serpente e semplici come la colomba (San Matteo, Vangelo, X, 16): la Prudenza, figlia della Sapienza, la Semplicità, la Rettitudine sono in effetti, le qualità necessarie a coloro che hanno il carico delle anime. Qui, ancora una volta, il simbolismo cristiano dà la mano ai simbolismo più antichi che facevano del Serpente l’ideogramma della Sapienza. Su molti celebri pastorali possiamo vedere la colomba appollaiata sulla testa o persino rifugiata nella bocca del serpente, ad esempio nel pastorale dell’Abate sant’Annone di cui ha parlato P. Chaier, dove sembra che il vecchio orafo che lavorò questo bastone abbia voluto ricordare al prelato a cui il bastone era destinato, che le sue parole dovevano essere semplici, dolci e prudenti. Nel Medioevo, il simbolismo del pastorale era meglio conosciuto di quanto non lo sia oggi. Esso deriva dal precetto impartito da San Paolo a Timoteo: Riprendi, minaccia, esorta con gran pazienza e sempre istruendo (San Paolo, II Epistola a Timoteo, IV, 2).

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L’architrave con il serpente e la colomba. Sotto il disegno “a filo di ferro” per evidenziare il contorno.

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Dall’Enciclopedia dell’Arte Medioevale dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani (1998), traiamo un secondo brano particolarmente illuminante che contribuisce a rendere la nostra iconografia ancor più intelligibile:

…il pastorale di S. Annone […], l’arcivescovo di Colonia (1056-1075) e fondatore dell’abbazia di Siegburg, fu rinvenuto, secondo la tradizione, nel suo sarcofago nel 1183; l’asta in legno rosso presenta un’iscrizione disposta sui due collarini metallici intorno al nodo: Tytyre coge pecus cecos ne ducito cecos / moribus esto gravis rector fore disce suavis / astu serpentis volucris tege simpla gementis; il tutto è sormontato da un riccio in avorio del sec. XI (forse eseguito prima del 1075) che forma esattamente un mostro dalla testa ricurva nell’atto di inghiottire un uccello.(2)

In tal modo il serpente non è solo lo strumento diabolico per far penetrare la morte nel mondo, così come narrato da Herrada de Landsberg, abbadessa del monastero di Hohenburg in Alsazia, nel suo Hortus deliciarum («Così fa il Cristo, il quale, alla fine della propria vita mortale, depone in certo qual modo la propria anima per discendere nella morte che è penetrata nel mondo ad opera del serpente; in questo modo egli distrugge i peccati degli uomini e le loro funeste conseguenze»)(3) ma anche, se non soprattutto, il simbolo della prudenza. Un simbolo che sintetizza, in base alle parole già ricordate di Matteo, la funzione esortativa del nostro bassorilievo (del tutto congruo per stile e materiale costruttivo con altri frammenti lapidei conservati presso il tesoro della cattedrale): «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe». Un passo che concorre, come detto, a farci meglio comprendere non solo l’allegoria del pastorale d’avorio di S. Annone (a riunire felicemente in una prospettiva di salvezza eterna entrambi gli animali, la colomba e il serpente) ma anche quella d’una ritrovata e ancor più dolce calamita di Pienza (visibile all’altezza del numero civico 4 di via dell’Angelo).

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L’architrave della porta maggiore dell’antica chiesa romanica di S. Maria, con scene bibliche.

(1) Charbonneau-Lassay Louis Il Bestiario di Cristo. Edizioni Aikeios, Roma, 1994, p. 417.

(2)THURRE D., Pastorale, in Enciclopedia dell’Arte Medioevale, http://www.treccani.it

(3)http://www.webalice.it/paolorodelli; http://www.treccani.it/enciclopedia.